“Il libro a cui è ispirato racconta, attraverso atti processuali e interviste ai testimoni, la vicenda di Walerjan Wróbel. Egli è un ragazzino di sedici anni deportato, imprigionato e assassinato dai nazisti per l’unica colpa di aver provato nostalgia di casa”.
Lo spettacolo teatrale Mal di casa, una storia vera prende spunto dall’omonimo saggio di Christoph U. Schmink-Gustavus, pubblicato nel 1994 dalla casa editrice Bollati Boringhieri.
Il 5 settembre 1939 i tedeschi bombardano Falkov, un piccolo villaggio polacco, e lo radono al suolo. Per i contadini, già poveri, è la fame. Scopo della campagna militare in Polonia è l’appropriazione del potenziale economico polacco e il reclutamento forzato di tutta la manodopera disponibile. Walerian è uno degli oltre due milioni di polacchi deportati nel Reich. A 16 anni, viene mandato in una fattoria vicino a Brema come bracciante agricolo. Dopo pochi giorni tenta di fuggire. Viene ritrovato dalla polizia e ricondotto dai suoi datori di lavoro. Allora escogita un piano: dà fuoco al fienile pensando che in tal modo verrà rispedito a casa per punizione. Ma la punizione è ben più grave: viene processato e condannato a morte, sebbene minorenne.
La terribile sentenza verrà eseguita solo dopo nove mesi di internamento nel campo di Neuengamme, nei pressi di Amburgo.