LUREX

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“Uno spettacolo in cui realtà e finzione si sovrappongono, la vita di due colleghi del call center dell’Acqua Fraschissima si mischia con le vicende della serie cult degli anno ’80 Dynasty”

I protagonisti dello spettacolo teatrale Lurex, Alex e Cristina, lavorano in un call center. Sono colleghi da anni. Da anni rispondono al telefono ai tanti consumatori che ogni giorno chiamano il Servizio Consumatori Acqua Freschissima.

Tra una telefonata e l’altra si raccontano di cene con gli amici, nottate in discoteca e incontri fugaci. La realtà però è un’altra: le loro serate trascorrono in solitudine davanti alla televisione. Serate intere catturati dalle repliche di Dynasty, il serial che negli anni 80 ha tenuto incollati allo schermo milioni di telespettatori grazie alla sua formula vincente: intrighi, sesso, potere, capelli cotonati e vestiti in lurex.

Le repliche si susseguono, le vicende di Dynasty entrano sempre di più nelle vite di Alex e Cristina. La realtà e la finzione si sovrappongono.

Tradimento, sotterfugi e inganni dallo schermo si insinuano della vita dei due protagonisti. Si svela così la vera natura della loro amicizia e lo spettacolo teatrale Lurex ha un epilogo tragico degno dei migliori serial televisivi degni anni 80.

CREDITI

Di Simona Migliori
Con Patrizio Luigi Belloli e Simona Migliori
Regia Amedeo Romeo

DURATA

60 minuti

Recensioni

Estratti

Ben interpretato e diretto, il lavoro, dal marcato sapore orwelliano, riporta con ironia le miserie di una giovane generazione i cui unici valori si rapportano oramai a un immaginario collettivo virtuale. Ottima la scelta di creare un percorso viziato, accentuato dal disegno luci, dentro il quale i protagonisti si muovono, emulo di un labirinto dove la vita è imprigionata negli alambicchi di una coscienza assonnata, accesa solo dai tasti plastificati di un telecomando.

Claudio Elli, Puntoelineamagazine.it

 

Godibile, ironico, scanzonato, divertente, ma che trasmette -in filigrana- lo sconcerto di un disagio -forse più che ‘generazionale’-, che non sopisce: né nelle risate di un pubblico numeroso e partecipe, né in quel sapiente misurare ritmi e pause -e non è sempre così semplice-, lasciando che tutto quel che si ha da dire affiori, coi giusti modi.

Francesca Romana Lino, Platealmente.it