FASSBINDER L’ÉTRANGER

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“Lo spettacolo nasce dalla rilettura del testo “Pre paradise sorry now” del regista e drammaturgo tedesco Rainer Werner Fassbinder e affronta la figura dell’artista come poeta profondamente politico, capace di influenzare generazioni di cineasti, scrittori ed artisti a livello europeo, fino ad arrivare ai nostri giorni.”

La drammaturgia di partenza analizza la relazione di dipendenza e di potere tra un uomo e una donna. Esaltazione, mitomania, narcisismo, sono le caratteristiche di lui che portano lei, all’apparenza una brava ragazza, a diventarne succube e complice, al punto da trasformarli in una delle più famose coppie di serial killer della storia. Nella storia le radici della loro violenza, dalla storia del dopoguerra; dalla povertà proviene quella necessità di aderenza al nazismo che i due professano e per cui uccidono.

 

Dal populismo. Dalla necessità di rivincita. Se in Pasolini la rivincita avviene attraverso la sconfitta e la trasformazione dei ragazzi di borgata, in Fassbinder la violenza diviene l’unico mezzo di affermazione di sé in un mondo che evolve troppo rapidamente volendo dimenticare l’agghiacciante storia recente del nazismo. Questo è lo spettacolo teatrale Fassbinder l’étranger.

CREDITI

di Paolo Trotti

con Stefano Annoni, Federica Gelosa e Marialice Tagliavini elaborazioni sonore di Antonello Antinolfi
Assistenti alla regia Veronica Scarioni e Paolo Mazzocchi
Regia di Paolo Trotti Produzione Teatro Linguaggicreativi

DURATA

60 minuti

SCHEDE

Recensioni

Estratti

La puntualità registica, cogliendo l’efficacia di ombre prospettiche, gioca sul ritmo del poliziesco – un ritmo frenetico, nervoso, che velocizza l’incubo fassbinderiano. Preferendo, alla tesa inquietudine, un andamento più nitido, snatura, forse, i personaggi originali, rigidi, meccanicamente incagliati nelle loro ossessioni, irrecuperabilmente distanti. Ma nel (ri)modellare, fino ad annullare, il confine fra pubblico e personaggi, la riscrittura di Trotti non perde di sensibilità e decisione, in una ricerca teatrale veramente volta al presente, sempre interessante, e di buon gusto.

Arianna Lomolino, Milanoteatri.it

 

Trotti ci ha abituato a portare in scena testi originali, nascosti, quasi  borderline con il cinema, le sue regie sono mosse come un movie, la musica è sempre cool, che sia rock, che sia jazz, oppure ossessiva e inquietante, gli piace sfidare gli spettatori, crede in quello che fa, e i suoi attori anche. Avrebbe potuto fare uno spettacolo molto più spinto, più dirompente, più alla Fassbinder, invece ha scelto più leggerezza, ha preferito ritualizzare la violenza, ha lasciato spazio alla nostra immaginazione, ne ha fatto un gioco di bambini per niente innocenti.

Daria Dorian, Corriere dello Spettacolo